ROBERT LUDLUM
UN NOME SENZA VOLTO
BUR, 2003
8.90 EURO, 496 p.
Quello della perdita della memoria
è un tema ricorrente nei libri gialli, spesso utilizzato per consentire al
protagonista di cercare, alle volte dentro di se, altre intorno a se, chi fosse
e cosa avesse fatto nella sua vita precedente, scoprendo il più delle volte che
la vita di prima era sicuramente peggio dell’attuale, e soprattutto facendo
immedesimare il lettore nel protagonista in modo tale da solidarizzare con lui
e voler sapere la verità sul personaggio.
Robert Ludlum ha usato questo
espediente per creare un personaggio sublime come Jason Buorne, apparso per la
prima volta in “Un nome senza volto” nel 1980 (il titolo originare è The Bourne identity che darà il titolo al primo film della serie).
Il libro si apre con un uomo salvato nel Mediterraneo privo
di memoria. Viene curato in un’isoletta vicino a Marsiglia da un medico inglese
molto più propenso all’abuso di alcol che alla sua professione, ma si rende
subito conto di avere delle doti particolari e non solo, il suo viso è segnato
da piccole cicatrici di chirurgia plastica fatta presumibilmente per cambiare
aspetto. Dopo una lunga convalescenza (che forse prende troppo spazio nel
libro), e dopo aver trovato un microfilm chirurgicamente inserito sotto la
pelle, l’uomo decide che deve iniziare a ricercare la sua identità, soprattutto
perché sente di impazzire. Così parte dall’isoletta verso Zurigo, l’unico
indizio in suo possesso è un conto numerato di una banca svizzera che era nel
microfilm.
In banca avrà alcune risposte (scopre di chiamarsi Jason
Buorn e di avere una discreta somma da parte), ma li si metterà in moto un
meccanismo infernale. Mentre Buorn è alla ricerca della sua identità parte una
caccia all’uomo dove lui diventerà la preda. L’unica persona che lo aiuterà è
una economista canadese, rapita dallo stesso Buorne ma che nel corso del
racconto inizierà a cambiare idea sull’uomo che non ha memoria.
Personaggi ben costruiti, spionaggio e cospirazioni, colpi
di scena e il passato raccontato a piccole dosi, sono gli ingredienti di questa
spy story scritta magistralmente che alterna momenti di forte tensioni con
lunghe pagine riflessive (forse anche qui troppe se si possono fare degli
appunti a Ludlum).
Il finale è quello che non ti aspetti, anche se cominci
piano piano a intuire la verità.
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