martedì 21 gennaio 2014

DYLAN DOG IL FILM


Forse sarebbe stato più saggio non portare in Italia il film Dylan Dog.
Il personaggio inventato da Tiziano Sclavi da noi è una vera icona, arrivando ad essere il fumetto più venduto subito dietro a Topolino. L’indagatore dell’incubo è invece marginalmente conosciuto in America, presente solo grazie ad alcuni albi tradotti.

La storia di per se è abbastanza semplice, un investigatore privato deve tornare a vestire quelli “dell’investigatore dell’incubo “dopo che un killer sovrannaturale uccide prima un uomo (la figlia prova a chiedere l’aiuto di Dylan ma lui rifiuta) e dopo uccide Markus, il suo assistente di Dog nel film (che tornerà da zombi). Una volta tornato Dylan si trova al centro di una guerra senza quartiere tra vampiri e zombi.
Se non fosse stato scomodato il nome di Dylan Dog forse il film, certo non un capolavoro, si poteva anche guardare. Ma il regista Kevin Munroe ha provato subito a mettere le mani avanti "So di dover fare i conti con una base di fan fedelissimi al Dylan Dog dei fumetti. Dog in Italia è un mito, un’icona. So a cosa sto andando incontro e non mi tiro indietro, ho affrontato i fan anche quando ho girato il film delle Tartarughe Ninja.”

Le differenze tra il personaggio del film e quello dei fumenti è enorme. Alcune cose si possono sinceramente perdonare, altre sono errori gravi di un regista che, o non ha studiato un personaggio non originale oppure è stato abbastanza presuntuoso da volerlo reinventarlo.
Il colore della macchina, il mitico Maggiolone, (nera nel film, bianca nel fumetto), potrebbe non essere un problema, questa la perdoniamo.

Ma il resto…
Già la sceneggiatura sembra molto lontana da quello che è Dylan Dog, nonostante i 300 albi ufficiali oltre decine di speciali e raccolte.
L’indagatore dell’incubo è un antieroe, vegetariano, claustrofobico e non ama la tecnologia. E, soprattutto, vive a Londra. Un personaggio complesso e con tanti tratti distintivi.
Il personaggio di Munroe è palestrato, rimane chiuso in una bara senza troppi problemi. Ma soprattutto, vive a  New Orleans.
E forzata anche la costruzione del personaggio, lo racconta lo stesso Dylan nel corso del film, di essere stato, in passato, l’arbitro nella lotta tra vampiri, zombi e licantropi. Il Dog di Sclavi non si sarebbe abbassato a tanto.

Capiamo l’assenza di Groucho, la famiglia Marx non da i diritti, ma si poteva provare a ricreare lo spirito del personaggio con altre fattezze, invece si è puntato a fare un assistente giovane si stralunato ma senza la simpatia e l’irriverenza di Groucho.
E poi c’è la totale assenza di Bloch, vero padre spirituale di Dog.
In un’intervista Munroe ha spiegato: “bisogna capire che le differenze tra film e fumetto sono inevitabili. Succede sempre: un conto è il personaggio disegnato, un conto è quello che fai vivere nel film. Abbiamo cercato di rimanere fedeli allo spirito del fumetto.”

Be, diciamo che non basta una giacca blu e una camicia rossa per mantenere lo spirito di un personaggio molto complesso.

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