martedì 18 febbraio 2014

Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini, Tango e gli altri




LORIANO MACCHIAVELLI, FRANCESCO GUCCINI
TANGO E GLI ALTRI
MONDADORI, 2008
10.00 EURO, 338 p


Con "Tango e gli alti" si arricchisce la collaborazione tra Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli. E con loro torna il maresciallo Benedetto Santovito, tanto caro al due bolognese. Ma questa volta, sullo sfondo appenninico, troviamo una storia raccontata in due piani narrativi differenti, il 1960 (il presente del Maresciallo) e il 1944.

Nel 1944 il partigiano Bob è accusato di aver sterminato la famiglia di un fascista il patriarca, per questo, dopo un processo sommario fatto dai suoi commilitoni della brigata Garibalid, viene giustiziato. Ma  qualcosa non torna e viene spedito sugli Appennini Benedetto Santovito, reduce della Russia e anche lui partigiano della brigata Giustizia e Libertà, ma soprattutto ex maresciallo dei carabinieri e quindi l’uomo più adatto a far luce sull’accaduto.

Ma siamo agli ultimi mesi di guerra e il precipitarsi degli eventi fa fermare un’indagine appena iniziata.

Nel 1960 una lettera riporta Santovito a quegli eventi e decide di finire quell’indagine mai conclusa, ripercorrendo i vecchi luoghi e incontrando i vecchi compagni, scoprendo quanto il tempo abbia cambiato tutto.

È un giallo in piena regola, una trama articolata e costruita magistralmente con continui intrecci tra il passato ed il presente dove ad ogni capitolo il maresciallo ed il lettore scoprono un nuovo indizio che li avvicina piano piano alla verità, con in sottofondo la moralità partigiana e l’idea di combattere una guerra giusta contro il nazifascismo che si intreccia con la quotidianità della vita di un piccolo paese dell’Appennino.

martedì 4 febbraio 2014

Robert Ludlum, Un nome senza volto


 
 
 
 
ROBERT LUDLUM
UN NOME SENZA VOLTO
BUR, 2003
8.90 EURO, 496 p.
 
 
 
Quello della perdita della memoria è un tema ricorrente nei libri gialli, spesso utilizzato per consentire al protagonista di cercare, alle volte dentro di se, altre intorno a se, chi fosse e cosa avesse fatto nella sua vita precedente, scoprendo il più delle volte che la vita di prima era sicuramente peggio dell’attuale, e soprattutto facendo immedesimare il lettore nel protagonista in modo tale da solidarizzare con lui e voler sapere la verità sul personaggio.                
Robert Ludlum ha usato questo espediente per creare un personaggio sublime come Jason Buorne, apparso per la prima volta in “Un nome senza volto” nel 1980 (il titolo originare è The Bourne identity che darà il titolo al primo film della serie).

Il libro si apre con un uomo salvato nel Mediterraneo privo di memoria. Viene curato in un’isoletta vicino a Marsiglia da un medico inglese molto più propenso all’abuso di alcol che alla sua professione, ma si rende subito conto di avere delle doti particolari e non solo, il suo viso è segnato da piccole cicatrici di chirurgia plastica fatta presumibilmente per cambiare aspetto. Dopo una lunga convalescenza (che forse prende troppo spazio nel libro), e dopo aver trovato un microfilm chirurgicamente inserito sotto la pelle, l’uomo decide che deve iniziare a ricercare la sua identità, soprattutto perché sente di impazzire. Così parte dall’isoletta verso Zurigo, l’unico indizio in suo possesso è un conto numerato di una banca svizzera che era nel microfilm.

In banca avrà alcune risposte (scopre di chiamarsi Jason Buorn e di avere una discreta somma da parte), ma li si metterà in moto un meccanismo infernale. Mentre Buorn è alla ricerca della sua identità parte una caccia all’uomo dove lui diventerà la preda. L’unica persona che lo aiuterà è una economista canadese, rapita dallo stesso Buorne ma che nel corso del racconto inizierà a cambiare idea sull’uomo che non ha memoria.

Personaggi ben costruiti, spionaggio e cospirazioni, colpi di scena e il passato raccontato a piccole dosi, sono gli ingredienti di questa spy story scritta magistralmente che alterna momenti di forte tensioni con lunghe pagine riflessive (forse anche qui troppe se si possono fare degli appunti a Ludlum).

Il finale è quello che non ti aspetti, anche se cominci piano piano a intuire la verità.

martedì 28 gennaio 2014

UNKNOWN - SENZA IDENTITÀ

Jaume Collet-Serra, regista e produttore spagnolo, porta al cinema il romanzo dello scrittore francese Didier Van Cauwelaert ”Fuori di me dello”. Un thriller adrenalinico dove la memoria è la protagonista principale.

Il Dr. Martin Harris (un fantastico Liam Neeson) arriva a Berlino per partecipare ad un congresso dove si dovrebbe annunciare una importante scoperta scientifica, quando rimane vittima di un terribile incidente stradale. Si risveglia dal coma dopo alcuni giorni e scopre che la sua identità gli è stata sottratta e che sua moglie non lo riconosce più, sostenendo di non averlo mai visto. Confuso e inseguito da un misterioso killer, Martin Harris inizia a cercare la verità mettendo anche in dubbio la veridicità dei pochi frammenti di ricordi che gli affiorano alla mente. Tutto questo con l'aiuto di Gina, la donna che guidava il taxi dell’incidente.

Un bel film, girato bene, recitato anche meglio, con pochissime sbavature. I personaggi sono intriganti e ben studiati. Per tutto il film non si capisce se la moglie di Harris sia complice o vittima, se voglia aiutare il marito o no. Tutto questo con una leggerissimo profumo di guerra fredda che non stona affatto nel film.

Naturalmente la verità metterà in discussione tutte le piccole certezze che Neeson ha, ma è un finale tutt’altro che scontato.

lunedì 27 gennaio 2014

Marco Malvaldi, Argento vivo



Marco Malvaldi
Argento vivo
Sellerio, 2013
14.00 euro, 288 p.


In Argento Vivo, Marco Malvaldi mette a riposo tutta la squadra del Bar Lume (il barista Massimo e i quattro vecchietti che hanno reso famoso lo scrittore pisano) ma senza distaccarsi da quel sottogenere che vede in lui uno dei migliori scrittori italiani, quello del thriller umoristico.

Come sempre Malvaldi caraterizza molto i personaggi che ruotano intorno alla storia. La trama sembra semplice, viene rapinata la casa di un famoso scrittore e tra le tante cose, viene portato via anche il computer dove c’era anche l’unica copia del suo ultimo romanzo. Sarà intorno a questo furto che ruota tutta la storia e dove ruotano tanti personaggi che si incontreranno nel corso del libro.

Giacomo è lo scrittore famoso derubato ma inizierà a rendersi conto che la sua produzione letterario (compreso il manoscritto perduto) rischiano di essere sempre uguali a se stessi; Leonardo è un informatico (e blogger letterario) che totalmente estraneo alla vicenda, si ritroverà protagonista del racconto: il Gobbo e Gutta sono due spacciatori che la crisi economica li ha portati a diventare ladri d’appartamento, Costantino è un ex dipendente di una ditta di sistemi d’allarma ma che, suo malgrado, sarà costretto a diventare anche lui complice del Gobbo, Stelea è un agente di polizia di origini rumene che mal sopporta il suo capo e che vuole arrivare in fondo a questo caso.

La storia è piacevole e scorrevole e strappa sempre più di una risata, e comunque, per chi apprezza Malvaldi, non si può non leggere.

giovedì 23 gennaio 2014

36 QUAI DES ORFÈVRES

36 quai des orfèvres è la storica sede della polizia francese, quella dove lavorava anche Meigret per intenderci. Il regista e sceneggiatore francese Olivier Marchal porta sul grande schermo una storia cruda, piena di tradimenti, vendette ed arrivismo che accadono al “36”.

Quando Robert Mancini (André Dussollier), capo della polizia, viene promosso a direttore generale, ha il difficile compito di indicare il suo successore. Visto che è uno che non vuole lasciare “merda” sotto i tappetini, decide di lanciare una sfida tra i due suoi sottoposti, Léo Vrinks (Daniel Auteuil) capo dell’Antirapina, e Denis Klein (Gérard Depardieu) capo dell’Antibanditismo. I loro compito sarà quello di arrestare una banda di criminali che sta mettendo in ginocchio Parigi. Chi dei due  riesce ad arrestarla diventerà capo.

Parte tra i due, e le loro squadre, una vera e propria sfida, dove i colpi proibiti e immorali non sono esclusi.

Non è solo un thriller emozionante, pieno di colpi di scena fino all’ultimo fotogramma, è un film che prova a descrivere anche la lotta tra bene e male, e tra due poliziotti che vogliono a tutti i costi diventare i  capi e, per fare questo, sono pronti ad andare contro la propria morale e le proprie convinzioni. Un bellissimo prodotto anche grazie alla splendida sceneggiatura di Marchal, ex poliziotto che dedica il film al capitano Dominique Loiseau morto nell’84 in servizio, che riesce a creare un’atmosfera veramente noir intorno ai protagonisti. Alcune parti della sceneggiatura sono poi riprese dalla sua esperienza di poliziotto, come le circostanze che portarono alla morte lo stesso Loiseau, ucciso mentre era in appostamento.

mercoledì 22 gennaio 2014

Leonardo Sciascia, Una storia semplice




Leonardo Sciscia
Una Storia semplice
Adelphi, 1989
8.00 euro, 66 p.


Leonardo Sciascia nel suo testamento chiede di pubblicare questo piccolo libricino, da considerarsi più un racconto lungo che un romanzo, il giorno della sua morte. E così il 20 novembre del 1989 viene pubblicato "Una storia semplice". Ma il titolo è ingannevole visto che questa è una storia complicatissima, un giallo siciliano, con sfondo di mafia e droga. La storia inizia con una telefonata alla polizia. Al centralino l’uomo dice di chiamarsi Giorgio Roccella e vuole parlare con il questore. Questi, che sta indossando il cappotto, pronto per passare il fine settimana fuori dall’ufficio, fa rispondere al suo brigadiere. Al telefono Roccella da i suoi dati, il luogo in cui si trova e chiede l’intervento della polizia. Il brigadiere è pronto a raggiungere Roccella, ma il questore gli suggerisce di andarci l’indomani anche perché, sostiene, è probabile che si tratti di uno scherzo visto che Roccella è un diplomatico e non viene in Sicilia da tempo.

Ascoltato il consiglio del suo superiore il brigadiere raggiunge il luogo indicato da Roccella, un vecchio casolare abbandonato. Qui trova il corpo di Giorgio. A prima vista sembra un suicidio, con una pistola affianco del cadavere, una vecchia arma tedesca della prima guerra mondiale, e il corpo chino su dei fogli con su scritto “Ho trovato”.

Ma la semplicità di questa storia finisce qui,  poi si apre la complicata ricerca della verità, ma la scoperta dell’assassino (presto si scarta la teoria del suicidio) è solo un elemento di una trama molto più intrecciata dove criminalità organizzata, personaggi equivoci, dipinti spariti si intrecciano.

Solo il brigadiere cerca fino alla fine di trovare la soluzione.

martedì 21 gennaio 2014

DYLAN DOG IL FILM


Forse sarebbe stato più saggio non portare in Italia il film Dylan Dog.
Il personaggio inventato da Tiziano Sclavi da noi è una vera icona, arrivando ad essere il fumetto più venduto subito dietro a Topolino. L’indagatore dell’incubo è invece marginalmente conosciuto in America, presente solo grazie ad alcuni albi tradotti.

La storia di per se è abbastanza semplice, un investigatore privato deve tornare a vestire quelli “dell’investigatore dell’incubo “dopo che un killer sovrannaturale uccide prima un uomo (la figlia prova a chiedere l’aiuto di Dylan ma lui rifiuta) e dopo uccide Markus, il suo assistente di Dog nel film (che tornerà da zombi). Una volta tornato Dylan si trova al centro di una guerra senza quartiere tra vampiri e zombi.
Se non fosse stato scomodato il nome di Dylan Dog forse il film, certo non un capolavoro, si poteva anche guardare. Ma il regista Kevin Munroe ha provato subito a mettere le mani avanti "So di dover fare i conti con una base di fan fedelissimi al Dylan Dog dei fumetti. Dog in Italia è un mito, un’icona. So a cosa sto andando incontro e non mi tiro indietro, ho affrontato i fan anche quando ho girato il film delle Tartarughe Ninja.”

Le differenze tra il personaggio del film e quello dei fumenti è enorme. Alcune cose si possono sinceramente perdonare, altre sono errori gravi di un regista che, o non ha studiato un personaggio non originale oppure è stato abbastanza presuntuoso da volerlo reinventarlo.
Il colore della macchina, il mitico Maggiolone, (nera nel film, bianca nel fumetto), potrebbe non essere un problema, questa la perdoniamo.

Ma il resto…
Già la sceneggiatura sembra molto lontana da quello che è Dylan Dog, nonostante i 300 albi ufficiali oltre decine di speciali e raccolte.
L’indagatore dell’incubo è un antieroe, vegetariano, claustrofobico e non ama la tecnologia. E, soprattutto, vive a Londra. Un personaggio complesso e con tanti tratti distintivi.
Il personaggio di Munroe è palestrato, rimane chiuso in una bara senza troppi problemi. Ma soprattutto, vive a  New Orleans.
E forzata anche la costruzione del personaggio, lo racconta lo stesso Dylan nel corso del film, di essere stato, in passato, l’arbitro nella lotta tra vampiri, zombi e licantropi. Il Dog di Sclavi non si sarebbe abbassato a tanto.

Capiamo l’assenza di Groucho, la famiglia Marx non da i diritti, ma si poteva provare a ricreare lo spirito del personaggio con altre fattezze, invece si è puntato a fare un assistente giovane si stralunato ma senza la simpatia e l’irriverenza di Groucho.
E poi c’è la totale assenza di Bloch, vero padre spirituale di Dog.
In un’intervista Munroe ha spiegato: “bisogna capire che le differenze tra film e fumetto sono inevitabili. Succede sempre: un conto è il personaggio disegnato, un conto è quello che fai vivere nel film. Abbiamo cercato di rimanere fedeli allo spirito del fumetto.”

Be, diciamo che non basta una giacca blu e una camicia rossa per mantenere lo spirito di un personaggio molto complesso.

lunedì 20 gennaio 2014

P .D. JAMES, Morte in seminario



P .D. JAMES
MORTE IN SEMINARIO
Mondadori, 2002
Prezzo 10.00, Pag 504


Un giovane seminarista, Ronald Treeves, viene trovato morto sulla spiaggia a pochi metri dal seminario di Saint Anselm, costruito in un luogo sperduto ed arroccato sulle coste della Cornovaglia.

Nonostante un verdetto di morte accidentale, il facoltoso padre di Ronald, Alfred Treeves, decide di mettere in campo tutte le sue conoscenze per far luce su una vicenda che lui stesso giudica dubbia. Per questo si rivolge a Scotland Yard e riesce a convincere il capo della polizia a mandare uno dei suoi migliori uomini ad indagare. La scelta non può che non ricadere su Adam Dalgliesh, il personaggio che P.D. Jemes ha creato nel lontano 1962. Dalgliesh conosce il posto, lui, figlio di un parroco, era solito passare qualche giorno di vacanza, quando era ancora giovane, proprio in quel seminario.

Arrivato a Saint Anselm, Dalgliesh si accorge che non è il luogo di pace frequentato da lui un tempo. Anzi. La morte del giovane si iscrive in una serie di eventi complicati. Lo stesso seminario, luogo di cultura, ma molto esclusivo, rischia di chiudere per volere dell’arcidiacono Crampton.

P.D. cerca di tratteggiare bene i vari personaggi, provando a dare uno spessore psicologico importante, ed inserendo una serie di personaggi oltre quelli che si possono comunemente trovare in un qualsiasi seminario. Infatti, durante i giorni di permanenza a Saint Anselm, il seminario ospiterà, oltre agli ordinandi (4) e ai sacerdoti (4, tra cui il direttore, Padre Morell, e l’anziano ex direttore, Padre Martin), anche alcuni personaggi che si riveleranno centrali per la storia, come lo stesso arcidiacono Crampton. Tutti si riveleranno intrecciati fra di loro.

Ma quello che sembrava una semplice indagine di routine, si rivelerà presto tutt’altro. Perché, mentre la morte di Roland potrebbe essere veramente un incidente, quella dell’arcidiacono, morto nella chiesa del seminario, davanti ad un Giudizio Universale di grande valore, è tutt’altro che accidentale.

Parte da qui, siamo quasi a metà libro, la vera indagine. Tutti sono sospettati (tranne padre Martin, che ha trovato il corpo a notte fonda, ma non in grado di compiere quel tipo di delitto). Tutti avevano un valido motivo per odiare l’arcidiacono, tutti preoccupati per la certa chiusura del seminario.

P.D. prova a mettere molti elementi nel libro, senza rischiare di annoiare il lettore. Sesso, soldi, incesto, vendette, personaggi dal passato dubbio, sacerdoti condannati per abusi sessuali e un po’ di esoterismo (nel seminario è conservata un’antica pergamena di Pilato che avrebbe ordinato di far spostare il corpo mortale di Gesù), sono tutti ingredienti che si intrecciano fra loro, e ogni volta che Adam sembra avvicinarsi alla verità questa gli sfugge.

Fino alla conclusione, senza troppi colpi di scena, ma con un’indagine razionale che porta alla scoperta inevitabile del colpevole.

venerdì 17 gennaio 2014

Millennium

Forse neanche l’autore si sarebbe aspettato un successo così grande, ma la trilogia Millennium (Uomini che odia le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta, tutti editi da Marsilio) ha toccato la cifra record di 27 milioni di copie vendute in nove  anni dalla prima pubblicazione del libro e la distribuzione in 40 paesi (è stato anche il primo autore a vendere più di un milione di libri in e-book). I tre volumi (veri tomi da 600 pagine di media ma di una scorrevolezza impressionante) però sarebbero dovuti essere solo una parte di un’opera ben più grande (sembra che l’autore avesse pensato a 10 libri, continuando a sviluppare i personaggi di  Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander). Stieg Larsson infatti è morto prematuramente a 50’anni, stroncato da un infarto. Lui, giornalista e scrittore, esperto di gruppi neonazisti in Svezia consulente di Scotland Yard, fino al 2004 aveva pubblicato solo saggi politici sulla Svezia. Poco prima di morire però aveva preso contatto con una famosa casa editrice e aveva presentato i primi tre volumi della sua opera, assicurando che stava già preparando le bozze per il quarto ed il quinto volume. La stessa trilogia Millennium è stata pubblicata solo dopo la morte dell’autore. Purtroppo la sua scomparsa non solo ha lasciato a meno della metà l’opera, ma sono anche iniziate a circolare diverse ipotesi e vere e proprie leggende su che fine avessero fatto gli altri due volumi iniziati.

Il padre di Larsson ha dichiarato, qualche anno fa, di aver visto il manoscritto, salvato in un computer introvabile, quasi completo, ma che non sapeva che fine avesse fatto;  la compagna, anche lei giornalista, Eva Gabrielsson  ha provato a smentire questa ipotesi, intervistata da Marie Claire nel 2012 dice “La gente deve ormai prendere atto della realtà e accettarla, così come l'ho dovuta accettare io: Stieg è morto e non importa quanto tutti noi lo vorremmo ancora vivo. Non risorgerà dalla sua tomba e non dobbiamo aspettarci altri romanzi in arrivo”. E se tra qualche tempo si trovasse un nuovo manoscritto alcuni maligni metterebbero sicuramente in giro la voce che non si tratterebbe di un’opera originale ma di una trovata della casa editrice stessa.

C’è poi un’altra storia che gira intorno alla figura di Larsson, un suo vecchio collega ha infatti dichiarato  che non sarebbe stato lo scrittore svedese l’autore della trilogia, una prosa troppo elaborata, secondo lui, ma la sua compagna Eva Gabrielsson (ma anche su questo c’è stata una secca smentita).

All’inizio del 2011 poi, mentre la Gabrielsson stava per dare alla stampa un libro che ha per oggetto il suo rapporto con lo scrittore, è circolata un’altra voce interessante, lei sarebbe in possesso delle prime 200 pagine del quarto libro (che avrebbe anche un titolo: La vendetta divina) e pronta a completarlo, ma anche questa sembra solo una voce, probabilmente per attirare pubblico.

Ma la trilogia Millenium non è solo un caso editoriale ma ha portato all’uscita di molti libri collaterali. Marsilio ha infatti pubblicato sia il libro di Eva Gabrielsson ( Stieg ed io) nel quale la giornalista racconta il rapporto con il suo compagno (i due sono stati insieme 32 anni), ma anche “La Stoccolma di Stieg Larsson” una vera guida alla città descritta nei romanzi di Larsson. Interessante, per scoprire qualche retroscena e qualche mistero intorno alla figura di Larson e dei suoi romanzi, anche Guida alla trilogia Millennium (della giornalista francese Guillaume Lebeau edito in Italia da Velardi).

Sul sito della Marsilio editore ci sono anche le trascrizioni delle lettere tra Larson e la sua casa editrice (http://blog.marsilioeditori.it/2009/01/08/le-lettere-inedite-di-larsson/ ).

Larson ha comunque aperto le porte ad un mercato internazionale che vede oggi gli scrittori svedesi e scandinavi in genere riempire gli scaffali delle librerie e balzare alla testa delle classifiche dei libri più venduti.

La trilogia ha già avuto un adattamento cinematografico, tre pellicole in lingua svedese (ma tradotte in tutto il mondo) il primo capitolo affidato alla regia del danese Niels Arden Oplev, mentre per gli altri due allo svedese Daniel Alfredson. E, nel 2011, è stato girato il rifacimento statunitense del primo film con la regia di David Fincher (ha diretto tra gli altri Fight Club, The Game e Seven), con Rooney Mara (The Social Network) nella parte di Lisbeth Salander e Daniel Craig in quella di Mikael Blomkvist. Già dopo l’uscita del primo film USA si è iniziato a parlare del sequel, anche se ancora non si vedono i frutti, fermi, secondo alcuni dai continui impegni del regista David Fincher o dal compenso per Daniel Craig (sensibilmente aumentato dopo il successo di 007 Skifall)

giovedì 16 gennaio 2014

I tre giorni del Condor



I TRE GIORNI DEL CONDOR
Usa 1975
Regia di Sydney Pollack

Con:  
Robert Redford
Faye Dunaway
Cliff Robertson
Max Von Sydow



Sydney Pollack porta sul grande schermo l’adattamento cinematografico del romanzo di James Grady, I sei giorni del Condor.
Manhattan, New York, un gruppo di sicari, comandati da un uomo di nome Joubert (Max Von Sydow),  irrompono in una stazione periferica della CIA che si occupa di leggere e analizzare libri e giornali provenienti da tutto il mondo alla ricerca di codici segreti, uccidendo tutti.
L’unico che si salva dal massacro è Joseph Turner (Robert Redford), nome in codice "Condor", uscito a comprare la colazione.
Scoperto il massacro, Turner si sente minacciato, prova a contattare la centrale per spiegare cosa fosse successo e decide di rimanere nascosto credendosi in pericolo.
Inizia così uno dei migliori film sullo spionaggio, e non, ambientato negli Stati Uniti. Turner, analista e non uomo d’azione, si ritrova al centro di un complotto molto più grande di lui, ma che grazie a lui viene scoperto.
Ma non è solo un film spionistico, c’è anche una profonda analisi politica degli Stati Uniti di metà anni 70 (il film è uscito nelle sale nel 1975), e una importante critica al funzionamento dei servizi segreti statunitensi e sul rischio che questi non agissero rispettando le regole.

mercoledì 15 gennaio 2014

Antonio Manzini, La costola di Adamo





Antonio Manzini
La costola di Adamo
Sellerio, 2014
14.00 euro, 296 p.


Con “La costola di Adamo” Antonio Manzini ci riporta ad Aosta dove incontriamo di nuovo il vicequestore Rocco Schiavone (già protagonista di Pista Nera e presente nella raccolta di racconti  Capodanno in giallo, Ferragosto in giallo e Regalo di Natale, tutti editi per Sellerio), poliziotto scontroso, irritabile, trasgressivo al limite del lecito, ma con un senso della giustizia tutto suo.

Questa volta il vicequestore dovrà affrontare il suicidio di Ester Baudo, una signora non più giovanissima ritrovata impiccata da Irina, la colf, che come tutte le mattine entra nell’appartamento. Ma quella mattina Irina capisce che c’è qualcosa che non va, la casa è a soqquadro e fugge via gridando al furto. Solo in un secondo momento viene ritrovato il cadavere della signora Ester impiccata con un filo di nailon.

Suicidio? Rapina finita male? Schiavone non ne è convinto ed inizia ad indagare nella vita della donna (le amicizie, il matrimonio, personaggi ambigui) fino a trovare la verità.

In questo secondo episodio, oltre al caso su cui indaga Schiavone, entriamo di più nella vita del vicequestore e scopriamo il perché viene sbattuto, lui poliziotto romano-trasteverino, nella fredda Aosta.

JASON BOURNE, i libri e i film

Jeson Bourne è il protagonista dei libri di Robert Ludlum e dei successivi adattamenti cinematografici. Ludlum scrive la trilogia “Un nome senza volto” (The Bourne Identity 1980), “Doppio inganno” (The Bourne Supremacy 1986), “Il ritorno dello sciacallo” (The Bourne Ultimatuum 1990) e, dopo la sua scomparsa, Eric Van Lustbader ne riceve l’eredità letteraria (con il permesso dei familiari dello stesso Ludlum) continuando a scrivere romanzi che hanno per protagonista l’ex agente della CIA: L'eredità di Bourne (The Bourne Legacy 2004), La colpa di Bourne (The Bourne Betrayal 2007),  La scelta di Bourne (The Bourne Sanction 2008) Il rischio di Bourne (The Bourne Deception 2009) La preda di Bourne (The Bourne Objective 2010), Il dominio di Bourne (The Bourne Dominion 2011).

È evidente fin dall’inizio che la trasposizione cinematografica dei primi tre romanzi, nonostante Tony Gilroy (lo sceneggiatore dei tre capitoli cinematografiche, autore, tra le altre cose, di L'avvocato del diavolo, Armageddon - Giudizio finale) provi a ricreare l’ambientazione ma soprattutto lo spirito del personaggio, è abbastanza diversa dall’opera originale, anche perché non solo deve rispondere ad esigenze produttive ma cerca di attualizzare un personaggio che Ludlum aveva pensato 22 anni prima, nell’ultima parte della guerra fredda.

Anche se la storia di fondo è praticamente identica, un ex agente della CIA viene salvato in mezzo al mare privo di memoria e da li cerca di capire chi realmente fosse, “The Bourne Identity” (il film) differisce da “Un nome senza volto” (il libro) non solo su alcuni personaggi (che troviamo nel film ma non nel libro o viceversa), ma anche, e soprattutto,  su come questa ricerca viene condotta. Nei film Bourne affronta, nei primi tre capitoli, i suoi vecchi datori di lavoro, un programma segreto all’interno della CIA (Treadstone) scoprendo, film dopo film, vari livelli di verità. I libri sono molto più lineari e, una volta scoperto la sua vera identità, Bourne si ritira insieme alla moglie Marie, una brillante economista canadese nei libri una sbandata olandese nei film, a vita privata (professore di linguistica presso la Georgetown University con il suo vero nome  David Webb) obbligato a ritornare in scena per colpa di nemici sempre nuovi.

Più evidenti le differenze tra “Doppio inganno” e “The Bourne Supremacy”, anche se in entrambi qualcuno vuole farsi passare  per Buorne, commettendo un omicidio e lasciando sul luogo del delitto prove che portano a Bourne. Ambientato quasi esclusivamente in Cina il libro, nel film troviamo Mat Demon (fantastico interprete di Jason Bourne nei tre film) che partendo dall’Asia arriva fino a Berlino per capire chi lo ha incastrato e per vendicare la moglie (che nel libro però non viene uccisa ma rapita) e arriva fino a Mosca per incastrare chi aveva provato a rubargli la sua identità.

Ma se nei primi due capitoli si è cercato di non allontanarsi dall’opera originale, anche se riveduta e attualizzata, il terzo capitolo è tutta un’altra storia. Il libro, Il ritorno dello Sciacallo, è improntato tutto sulla sfida tra Jason e il suo storico nemico, Lo Sciacallo appunto (qui Ludlum prende in prestito un personaggio realmente esistito e tra i killer più spietati degli anni 70-80 oggi in carcere in Francia, Ilich Ramírez Sánchez detto appunto Carlos lo Sciacallo, un mercenario e terrorista venezuelano), nel film  invece troviamo ancora Damon che cerca la verità sulla sua memoria, arrivando fino negli Stati Uniti. Lo stesso film, in Italia, è uscito con il sottotitolo Il ritorno dello Sciacallo, ma in tutto il film non se ne vede la traccia.

Fino ad ora le discrepanze tra l’opera letteraria e quella cinematografica sono aumentato di capitolo in capitolo, ma non è niente dopo aver visto la quarta opera cinematografica. Infatti fino ad oggi abbiamo sempre avuto una certezza, guardando il film, quella di vedere le avventure di Jason Bourne, in The Bourne Legacy, questa certezza è caduta. Lo stesso sceneggiatore  ha spiegato infatti: “Il modo più semplice per descrivere il film è definirlo come un ampliamento o un’espansione della storia“, ha dichiarato Gilroy. “Jason Bourne non sarà in questo film, ma ciò non significa che sia morto. Gli avvenimenti delle prime tre pellicole sono il punto di partenza per ciò che accadrà. Tutto quello che avete visto nei primi tre film farà parte del background dell’azione, e tutto il pubblico che li ha seguiti sarà premiato per l’attenzione. Stiamo per visualizzare un quadro più ampio, una cospirazione più vasta …e magari in futuro, strada facendo, potremo assistere anche ad un ritorno di Jason Bourne.”

Il titolo del film è tratto dall’omonimo libro, L'eredità di Bourne, il primo scritto da Eric Van Lustbader e continua a raccontarci le gesta di Bourne, ormai professore universitario costretto a rientrare in azione. Dopo aver schivato una pallottola Bourne decide di rivolgersi ad Alex Conklin (nei libri suo amico fidato mentre nei film morto alla fine di The Buorne Identity). Alex però è morto e Borune rischia di cadere nella trappola messa a punto da Stepan Spalko. Nei film, come detto, scompare la figura di Buorne ma troviamo un nuovo agente: Aaron Cross (interpretato da Jeremy Renner). Il film non è l’ideale seguito di The Bourne Supremacy, ma racconta la storia parallela rispetto al film precedente. Molto gira intorno alla figura di Aaron Cross ma conosciamo un altro grado di verità. Esiste un programma BlackBriar, un programma ombrello dove vengono addestrati agenti segreti, di cui Treadstone è solo una parte.

Sembrano invece confermate le voci che portano al quinto film della saga. Questa volta a dirigere Jeremy Renner (confermato nel suo ruolo) Justin Lin (regista degli ultimi 4 Fast & Furious). Verrà sostituito anche Gilroy, a sceneggiare il quinto capitolo della serie (non ha ancora un titolo ufficiale ma si può immaginare The Bourne Betrayal - La colpa di Bourne) Anthony Peckham (già autore di Sherlock Holmes e Invictus) .

martedì 14 gennaio 2014

John Grisham, L'ombra del sicomoro





John Grisham
L'ombra del sicomoro
Mondadori, 2013
20,00 euro, 535 p.


Con “L’ombra del sicomoro” John Grisham decide di tornare al passato. Innanzitutto rispolvera (ed è una rarità per il maestro del legal thriller americano) il suo primo personaggio letterario, Jack Brigance già protagonista di “Il tempo di uccidere” (1989). Poi si concentra molto sugli aspetti legali che iniziavano a mancare nelle ultime opere dello scrittore a scapito di continui colpi di scena.
Ma non solo perché Grisham, tornando al suo celebre personaggio ed ambientando la storia nel 1988, affronta anche il difficile rapporto fra bianchi e afroamericani.

La storia ruota intorno alla figura di Lettie, cameriera di coloro che lavora presso il ricco Seth Hubbard nella contea di Ford. Seth, gravemente malato di cancro ai polmoni, decide di togliersi la vita dopo aver sistemato tutte le questioni in fatto di successione. Così prepara il testamento che invia al suo avvocato Jack Brigance e decide di impiccarsi ad un sicomoro. Ma l’apertura del testamento si rivelerà non piacevole per la sua numerosa famiglia (due ex mogli, due figli con cui non ha più rapporto ed un fratello assente) perché Seth ha deciso di che l’unica beneficiaria delle sue fortune sarà Lettie, la donna che si è occupata di lui per anni.
Naturalmente le sue decisioni sono destinate a creare non solo malumori ma anche molti dubbi intorno alla figura della governante, accusata dalla famiglia di Seth di aver raggirato il suo datore di lavoro e di aver compiuto una truffa.

Sono molte le domande a cui Jake Brigance dovrà dare una risposta, non solo il motivo per il quale Seth ha lasciato tutto alla sua donna di servizio, ma anche se le cure per il cancro hanno offuscato la sua mente.
La controversia legale non riguarderà solo coloro i quali si considerano i legittimi eredi e Lettie, ma un’intera comunità afro americana vittima di pregiudizi.